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Recensioni, nel bene e nel male
# 1
LO SPAZIO BIANCO
Ettore Gabrielli Miki nasce con l’esplicito intento di parlare della violenza sui bambini, della pedofilia. Lo fa, significativamente, attraverso un piccolo ma agguerrito editore specializzato in fumetti di genere horror, pur senza avere come protagonisti mostri o killer con strane maschere, ma un orrore di ben più inquietante, in quanto reale. Miki non ambisce a fare cronaca, ma affronta l’argomento tramite un racconto di fantasia incentrato sulla vendetta. A questo affianca articoli di cronaca, approfondimenti sul tema e una lunga postfazione di autore ed editore per non lasciare che l’operazione resti solo in superficie. Più convincente la prima parte del fumetto, anche per il buon tratteggio di Gennari, pur con i limiti di una mano ancora da affinare; meno la seconda, dove Piras pare meno sicuro nel segno e nei volumi e la storia si chiude a metà con una scena poco chiara e apparentemente fuori luogo, che probabilmente troverà senso nelle prossime uscite. Alla fine, l’impressione è che il tema sia affrontato con serietà nei testi inclusi, ma convince fino a un certo punto per come è sviluppato nel fumetto, almeno in questa prima puntata. Non si approfondisce il tema veramente disturbante della violenza all’interno della famiglia e si rende una visione un po’ semplicistica dei pedofili, anche graficamente, che appaiono grassi, pelati e viscidi come da abusato immaginario; una caratterizzazione meno convenzionale e banale avrebbe aggiunto inquietudine e drammaticità. Resta un progetto con una forte partecipazione emotiva degli autori e un nobile proposito, forse da registrare ancora a puntino nelle prossime uscite. Degna di nota, infine, la copertina, oscura e tenebrosa. |
COMICUS
Simone Celli Martedì 14 Febbraio 2012 Nero. È lo sfondo di una copertina, il nome di una casa editrice, il colore predominante di un’intera vita. Un peso che ci si porta dietro, e che non “snellisce” affatto come vorrebbe la tradizione. La pedofilia è un insieme di atti abominevoli che si trasformano in ricordi. Indelebili, forse, in ogni caso fardelli di cui si fatica a sbarazzarsi. Distribuito dalla Absolute Black, Miki fa la voce grossa, ma la farebbe anche senza le spalle coperte. Perché ha il coraggio di rendere visibili cose inguardabili. E voltarsi è tutt’altro che una soluzione. Lorenzo Piscopiello prepara il pugno e poi lo scarica su chi legge. Lo considera un atto dovuto, di certo l’atto d’amore di un padre che ha sposato la causa fino a sfidare la censura in un paese come il nostro, in cui ci s’indigna per il singolo caso ma poi non si dà il dovuto risalto al fenomeno nella sua atroce globalità. È una sfida al “sommerso”, parola ripetuta con sapiente insistenza nell’editoriale dell’autore. Che non si accontenta di mostrare l’inganno che sta spesso dietro l’abuso: in scena va direttamente il secondo. Esplicito, quasi oltre l’ammissibile, Miki vuole colpire e ci riesce. Lo fa con uno stile che sa tanto di autoproduzione (quale è), ma non per questo elementare. Tanti i dettagli “in punta di matita” disegnati da Federico Gennari e Federico Piras, per un racconto mediamente fluido che non va, di certo, in punta di piedi. Tutto gira intorno alla vendetta (sofferta) di un bimbo violentato che, una volta diventato ragazzo, si trasforma in un giustiziere senza maschera. Caccia aperta contro i pedofili. L’obiettivo è ucciderli, anche in malo modo. Senza stare a centellinare né le grida né il sangue, senza fare economia sul tasso di crudeltà. Esecuzioni che avvengono pure “in flagranza di reato”. Il vero pugno sta proprio qui. È soltanto il primo tassello di un progetto ambizioso, perché l’idea è di non fermarsi all’albetto d’esordio. Miki ha una missione ben precisa: sensibilizzare anche chi scrolla le spalle e passa oltre. È per questo che. tra intermezzi e appendici. ci sono anche degli articoli di giornale e un report del Telefono Azzurro. Per non dimenticare che, ogni tanto, quelli dei fumetti sono mostri reali e, per una volta, c’è davvero bisogno di puntare il dito. |
FUMETTO D'AUTORE
Gianmarco Fumasoli Venerdì 23 Marzo 2012 E' difficile pensare ad un fumetto del genere, è difficile scrivere e disegnarlo, diventa molto difficile per un editore prendere il coraggio a due mani e pubblicarlo e, in fondo, diventa difficilissimo scriverne. Non so se applaudire alla decisione di Absoluteblack di rischiare in questo modo o meno... Fare una recensione dopo aver letto Miki è forse impossibile; potrei parlarvi della crudezza dei dialoghi e del racconto, oppure di ciò che hanno suscitato in me i disegni, tra l'altro adattissimi allo stesso. Potrei descrivervi l'interessante rassegna stampa posta tra un capitolo e l'altro anzichè osannare la bravura nel riuscire, da parte dell'autore e dei suoi collaboratori a mantenere un ampio e completo sguardo sulla caratterizzazione del fenomeno. Potrei, infine, trovare tutti i difetti del caso e metterli uno dietro l'altro per provare a convincervi che forse, Miki, non è un bel fumetto. In realtà tutto questo non avrebbe senso perchè vedete, Miki parla di pedofilia. Per me, come credo per tutti, assistere, o meglio leggere dello stupro di un bambino per poi veder ucciso lo stupratore da una sorta di supereroe difensore dei deboli che raccoglie da terra la vittima tremante e implorante aiuto, credo basti a far capire di cosa si sta parlando. Credo fermamente che queste due righe bastino al lettore per scegliere se acquistare il prodotto o meno. Non è tanto per i soldi (4 euro valgono il rischio, no?) o per le caratteristiche tecniche e narrative che l'opera può avere, quanto per una profonda e attenta analisi morale personale. Vuoi entrare in questo mondo attraverso l'analisi di un fumetto o no? Vuoi spingerti dentro questa realtà e proseguire il tentativo che l'autore prima, il disegnatore e l'editore poi hanno fatto, vuoi assumerti "il rischio" relativo di diventare parte del punto di arrivo di questa iniziativa? Io lo farei. Lo farei perchè un fumetto può essere latore di qualsiasi messaggio come o meglio di altri. Attenzione però; se sei abituato all'orrore made in Italy tra le pagine di altre pubblicazioni della Absoluteblack, sappi che questo è diverso, che l'orrore di vampiri, zombie o lupi mannari è diverso dall'orrore della realtà. |
#2
LO SPAZIO BIANCO
Ettore Gabrielli Con Miki ci troviamo di fronte al fumetto di fantasia usato come veicolo di denuncia e informazione; Miki parla della violenza sui minori, di abusi sessuali, di persone tanto malate da non ammetterlo e della sete di vendetta che il male perpetrato genera a sua volta. Il secondo numero riparte direttamente dal punto in cui si era interrotto il primo, evidenziando lo stacco fin troppo netto, in un punto del racconto che probabilmente si prestava poco o che poteva esser gestito in maniera più fluida. Al di là di questa critica, tutto l’albo appare come un deciso passo avanti dal punto di vista della sceneggiatura, più chiara e lineare, ma soprattutto incisiva, dura, diretta. Quel che era lasciato sottinteso nella prima parte, anche, forse, in maniera troppo criptica, trova (parziale) svelamento; si introducono meglio i personaggi, cercando di dar loro, anche se in pochissime battute, una maggiore profondità; su tutti, Miki/Michele e Stella, due facce della stessa medaglia, feriti altrettanto profondamente ma diversi nel modo di reagire al dolore che si portano dentro, che trova sfogo nella vendetta sanguinaria per il primo e nel sogno di una nuova vita lontano da tutto ciò per la seconda. Soprattutto, l’autore si impegna nel sottolineare un punto che nel primo numero emergeva molto poco: la violenza per la violenza, la giustizia sommaria cercata nel sangue e nella morte degli abusatori, genera essa stessa un mostro. Se c’era il rischio di leggere Miki come la storia di una semplice ricerca di vendetta in stile “giustiziere della notte”, priva di riflessioni morali, con questo secondo episodio emerge più evidente il messaggio strutturato che c’è dietro al fumetto. Ancora a livello amatoriale i disegni, troppo discontinui e con errori evidenti di inesperienza, difetto che un montaggio non disprezzabile di tavole e vignette, segno di un certo impegno nella realizzazione grafica, non riesce a nascondere. A chiusura di questo primo ciclo, intitolato “I capitoli della furia“, il progetto si conferma ambizioso nelle intenzioni e sincero nello svolgimento. Un’opera che si rivolge a molti, per sensibilizzare e allertare su una realtà che non possiamo fingere non esista, con tanto di articoli di giornale o contenuti a tema (come la bellissima canzone di Carmen Consoli, “Mio zio“), ma che sembra ambire, compito ancor più difficile e nobile, a chi di soprusi e abusi è stato vittima. In quest’ottica, fanno impressione e appesantiscono il cuore le parole che chiudono l’albo, scritte da una vittima vera, non di carta e inchiostro. |
COMICUS
Valerio Coppola Giovedì 22 Marzo 2012 Con il secondo albo, Absoluteblack conclude “I capitoli della furia”, primo volume di Miki. Rispetto al primo albo, lo scrittore Lorenzo Piscopiello si concentra maggiormente sui personaggi e sulle loro motivazioni, iniziando a delineare un quadro più ampio che promette, in futuro, numerosi sviluppi e sfaccettature. Come già la prima parte, anche qui la storia in sé si preoccupa di colpire il lettore a livello emotivo, mettendo in scena azioni e reazioni estreme. La componente della riflessione più razionale sul fenomeno della pedofilia è, invece, demandato al racconto giornalistico di fatti reali, nonché alla lettera di una vera vittima di molestie. E il reiterato invito a non ignorare il problema, alla fine, non può lasciare indifferenti. I disegni dei due episodi mantengono una forte aura da autoproduzione. Il primo è opera dello stesso Piscopiello, con alcune trovate nella costruzione della tavola abbastanza interessanti. Il secondo episodio, meno elaborato, è invece di Eghe. Nel complesso, una storia ben avviata con ampi margini di crescita e che, in ogni caso, va raccontata. |
FUMETTO D'AUTORE
Gianmarco Fumasoli Martedì 11 Dicembre 2012 Ho conosciuto Lorenzo Piscopiello un mese e mezzo fa durante una manifestazione. Ci siamo finalmente stretti la mano dopo aver comunicato solamente tramite e-mail. Siamo entrati in contatto a seguito del mio pezzo su Miki – I capitoli della furia, una storia che mi ha colpito nel profondo e che ho tenuto particolarmente a riportare nero su bianco. Lorenzo poi mi ha contattato e il cerchio si è chiuso. Lorenzo ha proseguito a scrivere; ha pubblicato un secondo e un terzo volume. Un’ interessante iniziativa che non avrei creduto possibile. Non perché non ci fosse il materiale, anzi; semplicemente perché un fumetto che tratta di pedofilia con tanta forza, a viso aperto e senza paura delle critiche, non credevo necessitasse ulteriori sviluppi nonostante il finale appeso che comunque poteva dare adito a molteplici interpretazioni. Da buon critico, senza conoscere l’autore, ho subito pensato si trattasse di una qualche sorta d’iniziativa commerciale sulla scia del primo “pugno nello stomaco”. Poi ho conosciuto Lorenzo… …poi ho letto Miki parte 2. Questo fumetto è un viaggio. Su una strada difficile da percorrere, piena di ostacoli; una strada dalla quale vorresti scappare ma ti rendi anche conto che se lo facessi, probabilmente non riusciresti più a guardarti in faccia. Non sto esagerando, Miki ti mette con le spalle al muro, ti fa aprire gli occhi su quanto la vita reale sia dannatamente legata ad ogni sua singola pagina, dalle prime dove il protagonista irrompe nella vita di carcerati e carcerieri, difendendo chi non può difendersi da solo con una violenza che nulla lascia all’immaginazione, passando per gli articoli di cronaca vera, fino all’ultima, angosciante pagina, dove una vittima di abusi sessuali, ha scelto la pubblicazione della Absoluteblack per mandare un messaggio. In questo numero scopriamo qualcosa in più di Miki: il suo modus operandi, le persone che gli stanno intorno, i suoi affetti e i suoi dubbi e, soprattutto, in una sorta di flashback capiamo in che modo tutto questo ha avuto inizio. Se posso muovere una critica a questo secondo volume, posso dire che lascia le cose appese in un momento in cui non vorresti che lo restassero, ma io sono fortunato e mentre sono qui a scrivere la seconda tappa, già la terza mi aspetta tra gli scaffali della libreria. |
#3COMICUS
Francesco Diana Venerdì 28 Dicembre 2012 Il fumetto è definito “La nona arte” e quando si parla di arte si deve ricordare che da sempre l’arte ha dentro di sé un messaggio, qualsiasi sia il tema trattato. Ci sono dei messaggi che hanno un alto valore sociale che convogliano in quello che possiamo definire un genere (ovvero opera di "denuncia sociale") che, con varie sfaccettature e tinte, può essere associato anche a alcune storie di titoli popolari, uno fra tutti è Dylan Dog. Miki nasce proprio con questo scopo: alzare il sipario su quegli argomenti che per la loro crudezza difficilmente avrebbero trovato spazio su altre testate, lo si potrebbe etichettare come “il Masini”, nudo e crudo, del fumetto italiano. La storia, quella di un uomo, che, dopo una violenza carnale subita da piccolo, decide di diventare un giustiziere e punire quei Mostri lasciati liberi di agire dalla Legge “ordinaria”, è tanto al limite della fantasia da apparire vera. Tutta la storia, di Lorenzo Piscopiello, è raccontata in capitoli: nei primi due numeri sono stati presentati i capitoli “della furia”, ora col terzo numero vengono introdotti i capitoli “dell’infanzia”. Ognuno dei capitoli racconta vari aspetti della vita e delle motivazioni del protagonista con un linguaggio e una sensibilità differente, in relazione al tema trattato. In questo volume si conosce la triste storia del Protagonista e di suo fratello: veniamo scaraventati nella vita di un bambino di circa 5 anni, Michele, costretto a crescere troppo in fretta e a caricarsi di tanta sofferenza. Queste esperienze e le grandi responsabilità di cui Miki si fa carico, lo plasmeranno e lo renderanno l’uomo e il giustiziere, che in un futuro sarà. L’analisi fatta da Piscopiello sui ragazzi cosiddetti “difficili” è accurata e sensibile. Tra le righe della storia c’è un grande messaggio sociale a cui si vuole far tendere il lettore e cioè che in una comunità come la nostra ognuno è responsabile della vita del prossimo e per questo nessuno può chiudere gli occhi davanti a un problema, per quanto difficile sia da digerire. A testimonianza di quanto detto nel fumetto vengono riportati, come corredo narrativo alla storia, articoli di abusi commessi da uomini “impensabili” che hanno approfittato di bambini di ogni sesso e razza, marchiando a fuoco la loro giovane vita per quel lurido e insaziabile appagamento fisico che li muove e che, vergognosamente, li rende dei mostri. La conclusione a cui si vuol far tendere il lettore attraverso lo svolgimento della storia è che in certe “stanze” ci sono ombre davvero nere e non illuminarle porta solo a deformazioni, sia del singolo che della collettività. Per quel che riguarda lo stile grafico, gli autori che intervengono su questo numero sono tre. Piscopiello stesso, dal tratto nervoso e dalle tinte scure, firma il 5° capitolo dove i temi affrontati e il linguaggio grafico scelto per trasmetterli sono indovinati e in linea tra loro; nel 6° capitolo troviamo Federico Piras e Gemma Romanelli, i due alternano i loro tratti con varie tecniche di disegno, alternando scene realizzate con un morbido acquarello (dove è notevole il controllo sulle sfumature) a altre tavole realizzate con chine profonde e contrasti forti di chiaroscuro che risultano molto stilizzate. Il lavoro nel suo insieme appare pulito e semplice, permettendo in questo modo di prestare più attenzione al messaggio che su esso viaggia. Miki è sicuramente un grande prodotto editoriale, dove è proprio la storia e la sua ruvidità che colpisce e cattura. Un fumetto con poche pretese e grandi obiettivi, studiato e preparato con cura in ogni dettaglio. Appare quasi un prodotto artigianale, ma di grande fattura. Un periodico da promuovere a pieni voti e da cercare in questo imminente inizio del nuovo anno. |
#4COMICUS
Francesco Diana Venerdì 22 Marzo 2013 L’impronta editoriale dell’etichetta AbsoluteBlack è ben chiara, le intenzioni sono quelle di portare sul mercato fumetti che faccia discutere per il loro contenuto, a volte anche duro da digerire. Figlio di questa filosofia è Miki ideato, scritto e disegnato dal talentuoso Lorenzo Piscopiello che molto sta facendo parlare di sé con questo lavoro; in esso infatti l’autore ha realizzato un grande sistema narrativo nel quale è alta anche la cura di ogni più piccolo dettaglio. Miki, è l’antidoto e il veleno di una società che ha dimenticato di badare alle cose importanti ed ha corrotto l’esistenza di giovani vite, sulle quali è calata l’ombra indelebile della violenza carnale. Da vittime, anch’esse, di stupro Miki e la sua banda hanno deciso di dare la caccia ai pedofili, arrivando a punirli anche con la pena capitale. In questo quarto numero della serie vengono narrati gli episodi 7 e 8, facenti parte dei "capitoli dell’infanzia". La gioventù di Michele prende corpo e si spande a macchia d’olio su una realtà di periferia di un’area costiera italiana, di quelle che potrebbero appartenere tanto al Genovese quanto al Napoletano. Realtà, quella in cui Miki vive, costernata di tante atrocità, momenti difficili che però non tolgono al giovane giustiziere la voglia di vivere appieno la sua vita, fatta di miseria, ma comunque intensa. In questo nuovo albo l’autore dà particolare rilievo ai sentimenti e agli affetti familiari che muovono il protagonista, spostando su queste tematiche il fulcro del discorso narrativo di tutto l’albo. Piscopiello, per l’occasione, realizza col suo tratto morbido e dinamico l’intero capitolo di chiusura del numero, e lascia al tratto scenografico e surrealista di Federico Gennari l’onore di aprire i giochi. Nel totale l’intero volume è un sinergico lavoro a più mani, piacevole e interessante, dove il dettaglio è ricco e il risultato finale d’impatto. Un lavoro, questo di Piscopiello, che farà ancora tanto discutere sia gli addetti ai lavori che la critica e che, con questi presupposti, attirerà altro pubblico alla sua lettura, dando anche ulteriore voce alla denuncia sociale e alla sensibilizzazione su problemi di primo piano come quello degli abusi sessuali sui minori e le crudeltà delle degradate periferie italiane, per i quali il silenzio è l’unico nemico. |
#5FUMETTO D'AUTORE
Alessandro Bottero Martedì 24 Dicembre 2013 In casa Absolute Black c’è un progetto che si chiama Miki, ideato da Lorenzo Piscopiello, che parla dell’infanzia e ora anche dlel’adolescenza di un gruppo di ragazzi di strada, o meglio, che vivono per le strade di una città che potrebbe essere la nostra. Michi e Samu, questi i nomi dei due personaggi centrali, sono fratelli che per una serie di circostanze si ritrovano a vivere in una banda di coetanei (o poco più grandi) che seguono il tipico codice di strada. Protezione ai nostri, e conflitto con gli altri. La serie è arrivata al quinto episodio e sta iniziando a esplorare l’inizio dell’adolescenza di Michi, personaggio base della storia. La cosa interessante di questo progetto è che la casa editrice lo usa come strumento per sensibilizzare i lettori sul tema degli abusi sui minori, prendendo una posizione netta e chiara contro chi abusa dei bambini. Credo che nel panorama del fumetto italiano questa sia l’UNICA produzione che ha il coraggio di affrontare questo tema, e anche solo per questo andrebbe sostenuta. Il prezzo poi è regalato. Ora, è vero che a livello di disegni ci sono qua e là dei punti che non mi convincono del tutto, ma la scrittura regge e i dialoghi sono di buon livello. Giudizio finale: 7 |